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Storia dell’Azione Cattolica a Nardò-Gallipoli

a cura di Mario Mennonna

La diocesi di Nardò-Gallipoli sì è costituita, per unificazione, nel 1986. Fino a questa data le due diocesi hanno segnato storie diverse: a partire dal sec. VI quella di Gallipoli, di derivazione greco-bizantina, di cui il primo vescovo noto è Domenico, e dal 1413 quella di Nardò [1].

Quest’ultima si innesta sull’abbazia benedettina, di cui il primo vescovo è l’abate benedettino Giovanni De Epifanis (1413-1423), favorita dai Normanni nel sec. XI nella loro politica di diffusione del monachesimo latino in territori con esclusiva presenza del monachesimo orientale, come i Basiliani [2].

Nel mentre la Cattedrale di Gallipoli, dedicata a S. Agata, porta solo i segni del sec. XVII, quando è stata ricostruita, in quanto la originaria era sta distrutta dagli Angioini tra il 1268 e il 1269 (nel frattempo la residenza vescovile si era trasferita in località vicine: prima nel monastero di S. Mauro e poi in un piccolo centro abitato, l’attuale Alezio); la cattedrale di Nardò, dedicata a Maria SS. Assunta, annovera pagine architettoniche e figurative risalenti addirittura alla chiesa abbaziale [3].

Differenti sul piano territoriale e demografico (più ampia la diocesi di Nardò) e sul piano economico-sociale (agricola la popolazione di Nardò e commerciale quella di Gallipoli), in comune hanno  interessi spirituali, favorendo, tra l’altro, la presenza di Ordini religiosi maschili, in prevalenza Francescani e Domenicani, e femminili, essenzialmente Clarisse, che contribuiscono alla crescita di fede nella popolazione [4], finché tra la legislazione francese di inizio ‘800 e quella italiana subito dopo l’unità nazionale non sono notevolmente ridimensionati e, per molti, non più ripristinati [5].

Con la istituzione dei Seminari vescovili, il primo a Nardò nel 1675 con il vescovo Tommaso Brancaccio (1669-1677) e l’altro a Gallipoli nel 1759 con il vescovo Serafico Branconi (1747-1759), si segna una tappa importante per la preparazione dei rispettivi cleri, che dalle 160 unità a Nardò (su una popolazione media di oltre 70 mila abitanti) e dalle 40 a Gallipoli (su una popolazione media di 18 mila abitanti) tra il 1880 e il 1900 si è attestato dal secondo dopoguerra al 1986 rispettivamente intorno alle 100 unità (su una popolazione media di 150 mila abitanti) e alle 40 unità (su una popolazione media di 25 mila abitanti) [6].

La diocesi Nardò-Gallipoli attualmente conta 140 sacerdoti su una popolazione di poco più di 200 mila abitanti.

In questa storia si inserisce, in epoca contemporanea, l’organizzazione del laicato cattolico non solo nelle numerose confraternite e in altri gruppi ecclesiali, ma anche nel nuovo organismo dell’Opera dei Congressi e, quindi, nell’Azione Cattolica.

A Gallipoli viene formalmente istituito il primo Comitato diocesano nel 1882 con il vescovo Enrico Carfagnini (1880-1898), ma nel 1884 è già sciolto per ricostituirsi, per alcuni mesi, nel 1887, anno in cui, per la prima volta, è costituito nella diocesi di Nardò con il vescovo Michele Mautone (1876-1888). Anche quest’ultimo Comitato subito dopo è sciolto [7].

A seguito delle persistenti direttive di Leone XIII e dei deliberati delle prime Conferenze Episcopali della regione, nel 1896 a Gallipoli si costituisce, almeno sulla carta, il Comitato diocesano e nel 1897 quello di Nardò, diretto da Quintino Tarantino con la presenza in diocesi anche di qualche circolo cattolico.

Con le “circolari” del Di Rudinì nel 1898 dai vescovi Giuseppe Ricciardi (1888-1908) [8] a Nardò e Carfagnini a Gallipoli  vengono sciolti i Comitati. Tuttavia già nel 1899 si riprende l’attività organizzativa e si può, a fine anno, partecipare al primo Congresso Cattolico Regionale, svoltosi a Taranto, cui partecipa il vescovo Ricciardi: dall’assise, tra l’altro, scaturisce l’iniziativa della pubblicazione di un periodico, “La Provincia cattolica di Terra d’Otranto”, quale portavoce delle diocesi di Lecce, Nardò, Otranto, Gallipoli e Ugento [9].

In particolare nella diocesi di Nardò, con presidente Vincenzo Costa, si costituiscono Comitati parrocchiali, oltre che a Nardò, ad Aradeo, dove vi è anche una Sezione Giovani, a Casarano, a Galatone e a Neviano, mentre sembra che la diocesi di Gallipoli sia rimasta estranea a tale ripresa.

Il fermento della diocesi di  Nardò, con la partecipazione dello stesso vescovo, è sancito nel XVIII Congresso Nazionale, tenutosi a Taranto nel settembre 1901.

Su queste basi inizia il cammino dei cattolici della diocesi di Nardò, che, a seguito delle determinazioni di Pio X del 1905, si intensifica di adepti e di iniziative, data anche la particolare attenzione riservata all’Azione Cattolica dal vescovo Nicola Giannattasio (1908-1926), il quale riesce ad organizzare già 22 circoli nel 1914 con una efficiente Giunta diocesana, completa in tutti i vari rami, diretta da Antonio Tafuri [10].

A Gallipoli, dove è più radicato l’attaccamento alle confraternite, pur in misura inferiore e lenta, si assiste ad un ampliamento di partecipazione, durante tutto il lungo episcopato di Gaetano Muller (1898-1935), che dal 1926 abbraccia anche la diocesi di Nardò, da dove è traslato il Giannattasio a causa della sua avversione ai fascisti locali [11].

Entrambe le diocesi, pur rispettando gli indirizzi nazionali relativi alla ristrutturata A.C. e pur manifestando da parte del Muller adesione al regime fascista, non sono risparmiate dall’attacco dei fascisti contro i circoli dell’Associazione, sviluppatosi tra il 1930 e il 1931 [12].

Dopo questa fase a Nardò con lo stesso vescovo e con i successori Nicola Colangelo (1935-1937), il quale dedica una lettera pastorale all’A.C. [13], e Gennaro Fenizia (1938-1948), e a Gallipoli con Nicola Margiotta (1935-1953), si procede alla riorganizzazione dell’A.C., che coinvolge sempre più le donne, contribuendo così ad accelerare il processo della loro emancipazione, in quanto inserite da protagoniste negli incontri, nei dibattiti e nelle attività al di fuori delle mura domestiche.

La frammentaria attività, svolta durante il periodo bellico, è ampiamente ricompensata dall’attivismo e dall’entusiasmo nella fase successiva, da cui scaturisce anche l’inserimento del mondo cattolico e, in particolare, dell’A.C., nella sfera politica: anzi quest’ultima per qualche decennio diventa serbatoio della classe dirigente politica della Democrazia Cristiana.

Dopo i brevi episcopati a Nardò di Francesco Minerva (1948-1950) e a Gallipoli di Biagio D’Agostino (1954-1956), cui segue quello di Pasquale Quaremba (1958-1982), soprattutto nella diocesi di Nardò per circa un ventennio, dagli anni ’50 alla fine degli anni ’60, con gli episcopati di Corrado Ursi (1951-1961) e con parte di quello di Antonio Rosario Mennonna (1962-1983) l’A.C. si invola, superando gli 8 mila iscritti su una popolazione mediamente di 150 mila abitanti e sulla presenza di 100 sacerdoti.

In particolare tra la fine degli anni ’50 e gli inizi del decennio successivo vengono rilanciati il Movimento dei Maestri Cattolici, il Movimento dei Laureati Cattolici, l’Unione Cattolica degli Insegnanti Medi (UCIIM) e il Centro Italiano Femminile; sorgono, tra le altre associazioni, le ACLI., la FUCI, che pubblica, anche se per pochi numeri, un proprio periodico, “Conosciamoci”, e il Movimento della Gioventù Studentesca.

E’ una stagione straordinaria, in cui la Casa Tabor, costruita dal vescovo Ursi, diventa il centro di incontri di spiritualità, di convegni e di continua attività formativa, organizzati dal centro diocesano, la cui presidenza è affidata a Salvatore De Donatis e, per il settore femminile, ad Elisa Sansonetti, coadiuvati da quadri dirigenti motivati e assistiti da zelanti assistenti spirituali, quale Aldo Garzia, futuro vescovo delle due diocesi unificate.

In questo ambito si svolgono gli annuali concorsi “Veritas” con il conseguimento, più volte, di premi nazionali [14].

Con la crisi dell’associazionismo, a partire dai primi anni ’70, si verifica un ridimensionamento quantitativo (gli iscritti mediamente diventano poco più di 4 mila unità), rientrante anche in una strategia di riqualificazione di identità dei quadri e della base, in riferimento alla stessa riforma dell’Associazione, che non può a sua volta non risentire del messaggio del Concilio Vaticano II, mentre continua l’attività con identica intensità, grazie ad altrettanto impegnati presidenti diocesani, coadiuvati da validi dirigenti, e a motivati assistenti spirituali, che trovano nel vescovo Mennonna un convinto propugnatore della presenza dell’A. C. in diocesi.

 


NOTE

[1] P. CORSI, L’episcopio pugliese nel Medioevo: problemi e prospettive, in Cronotassi iconografia e araldica dell’episcopato pugliese, Bari, Edizioni Levante, 1986. Per studi particolari inerenti alla storia della diocesi di Nardò cfr. E. MAZZARELLA, La sede vescovile di Nardò, Galatina, Congedo, 1974; e M. MENNONNA, Nardò dalle origini alla prima metà del ‘900, Galatina, Congedo, 2003;  alla storia delle origini della diocesi di Gallipoli cfr. A. JACOB, Gallipoli bizantina, in E. PENDINELLI-A. JACOB, Gallipoli, Galatina, Congedo, 1986.

[2] B. VETERE, Il monastero benedettino di S. Maria de Neritono. Origine e Costituzione, in VETERE (a cura), Città e Monastero. I segni urbani di Nardò (secc. XI-XV), Galatina, Congedo, 1986; C. D. FONSECA (a cura di), Gli insediamenti rupestri del basso Salento, Galatina, Congedo, 1979; e S. MENNONNA, Salvaguardia dell’architettura religiosa rupestre del basso Salento. Degrado da abbandono e degrado da intervento, a cura di Domenico TADDEI, Firenze, Alinea, 1999.

[3] Per una visione artistica cfr. AA. VV., Fede Storia Arte, a cura del Comitato diocesano del Giubileo, Galatina, Congedo, 2000.

[4] Elementi si trovano in M. MENNONNA, La Chiesa di Nardò-Gallipoli e i suoi vescovi dalle origini all’unificazione, in Annuario diocesano 2004, Copertino, Poligrafica Desa, 2004, pp. 31 e ss.

[5] Un’analisi dettagliata è condotta da O. MAZZOTTA, Il naufragio dei chiostri. Conventi di Terra d’Otranto tra restaurazione borbonica e soppressione sabauda, Nardò, Besa, 2001.

[6] Sul Seminario cfr. G. SANTANTONIO, Il Seminario di Nardò, in Seminario diocesano. Annuario 1998-1999, Taviano, Grafo 7 Ed., 1998; e M. MENNONNA, I seminari vescovili delle diocesi di Nardò e di Gallipoli fino all’unificazione, in Annuario diocesano 2004, cit., pp. 153 e ss.

[7] A. FINO, Per una storia del movimento cattolico nel Basso Salento tra Ottocento e Novecento, in S. PALESE (a cura di), Il Basso Salento. Ricerche di storia sociale e religiosa, Galatina, Congedo, 1982, pp. 115-194. Notizie si trovano anche in V. ROBLES, Il movimento cattolico pugliese (1881-1904). Storia di un lento e difficile cammino, Bari, Ed. del Sud, 1981.

[8] Il Ricciardi dedica tre Lettere pastorali all’A. C.: L’Azione cattolica e la società ossia Leone XIII e l’Opera dei Comitati cattolici, del 1898;  Perché non si ubbidisce al Papa? Ossia del timore e pusillanimità nell’Azione Cattolica, del 1899; Sull’unità e sulla conformità dei fedeli nell’Azione Cattolica, del 1905.

[9] A. FINO, Per una storia, cit.

[10] M. MENNONNA, Un secolo di vicende a Nardò 1860-1960, Galatina, Congedo, 1993, p. 165.

[11] Id.

[12] Id. Inoltre, per conoscere le vicende in un’altra diocesi salentina, cfr. S. MARRA, L’Azione cattolica nell’arcidiocesi di Otranto, Galatina, Ed. Salentina, 2002.

[13] N. COLANGELO, L’ora presente e l’A. C., del 1935.

[14] Per un quadro organico cfr. M. MENNONNA, Un secolo, cit, 257 e ss. Per avere notizie sull’attività e sui nomi dei protagonisti a livello diocesano e ai livelli parrocchiali si rimanda alla lettura dei “Bollettini Ufficiali della Diocesi di Nardò”, relativi agli anni presi in esame. Per un quadro sintetico cfr. “Il Mandorlo”, giornale della parrocchia della Santa Famiglia in Nardò, giugno 1998.