Discorso introduttivo all’Assemblea diocesana di Piergiorgio Mazzotta*
Eccoci, qui, dunque, pronti a vivere questa nostra Assemblea diocesana.
“GENERATI PER GENERARE”, l’abbiamo già letto sulle locandine informative. Non è solo un bel titolo ad effetto, è davvero una delle più importanti sfide di umanità e di intelligenza dei nostri tempi.
Nell’epoca attuale, infatti, ciò che purtroppo vige è il mito dell’individuo efficiente e autosufficiente. Pensando di essere i “creatori”, i “padroni” dell’universo, spesso si cade in un atteggiamento irrispettoso, a tratti anche violento, caratterizzato dal sentirsi troppo pieni di sé, dall’affermare con prepotenza e quasi onnipotenza il proprio punto di vista, senza nessun riguardo e attenzione alla sensibilità altrui.
Per questo noi, qui, stasera, vogliamo, invece, fermarci a riflettere, dialogando “in famiglia”, con piena consapevolezza della nostra bellezza associativa, ma anche dei nostri limiti e delle nostre fragilità umane, personali e familiari.
Non per precostituirci alibi ad agire ma, all’opposto, per imparare a stare dentro il nostro fare con rispetto, equilibrio, responsabilità e ricettività della realtà quotidiana, personale, familiare associativa e lavorativa.
Solo prendendo cognizione di ciò che si è, ovvero dell’esserci, dell’esser stati generati, ci si può rendere conto, con gratitudine, di come ciascuno sia a sua volta chiamato a generare, non solo come cristiano e come socio di Ac, ma anche come cittadino ed essere umano in generale, in ogni suo contesto, per rendere il mondo, almeno un po’, migliore di quello che è.
Almeno un po’.
A proposito di realtà e di contesto, qualche tempo fa, stando in quello lavorativo, mi colpì leggere lo scritto di una nota imprenditrice in campo farmaceutico, Elena Zambon, tra l’altro anche presidente di Aidaf-Associazione Italiana delle aziende familiari, la quale affermava come “essere generativi significhi mettere al mondo facendosi inizio, ma senza pretendere di essere origine assoluta. Mettere al mondo significa saper attingere da una tradizione, ricevere un seme da far crescere, un’idea da far progredire, una sensibilità da poter condividere con altri.”
Sì, ricevere un seme da far crescere, un’idea da far progredire, una sensibilità da poter condividere con altri.
Tutti concetti che mi riportarono alla nostra vita associativa, a riprova del fatto che non è per niente disgiunta dalla cosiddetta vita reale, come, invece, ogni tanto, ci viene da pensare!
In particolare mi richiamò subito alla mente il nostro presidente Matteo Truffelli, per il quale “Il gesto del seminare ha una forza particolare, con tante risonanze anche dentro la storia della nostra associazione. È il gesto evangelico di chi crede nei processi e nel tempo invece che nella occupazione di spazi. Seminare speranza significa dare fiducia al tempo.”
*presidente diocesano di Ac
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