“TRA IL DIRE E IL FARE… C’È L’INIZIARE”
Partecipare ad un campo nazionale del settore adulti di Azione Cattolica è sempre un dono di grazia, tempo dedicato a se stessi, al dialogo con Dio e alla riflessione sulla vita associativa.
Dopo qualche kilometro dalla partenza siamo intenti a raccontarci, a condividere speranze, aspettative, ma quando, dopo ore di viaggio, finalmente dai finestrini scorgiamo Assisi si interrompono i discorsi e gli occhi sono rapiti dalla città della pace.
Il campo ha una presenza discreta e serena, quella del presidente nazionale Giuseppe Notarstefano, il suo intervento, che dà avvio ufficiale al campo, richiama la necessità dell’audacia, perché l’A.C. sia paradigma della Chiesa sinodale in un contesto di crisi della cristianità. E’ ribadito con fermezza il no alle figure sole, ognuno ha bisogno di accompagnamento e di fraternità, gli adulti dunque devono essere artigiani di corresponsabilità.
La mattina del 19 luglio viviamo la visita all’Istituto Serafico per sordomuti e per ciechi, segno di una necessaria attenzione alle realtà del territorio.
La presidente, avv. Francesca Di Maolo, presenta la storia e la missione dell’Istituto: prendersi cura nella sua totalità delle persone con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali, perchè “una società giusta si misura a partire dai più deboli”. Colpisce il racconto delle storie degli ospiti, caratterizzate da semplice profondità, Ivan ha fatto sua una frase di Pennac “non c’è mica solo la felicità nella vita, c’è la vita” e riviviamo l’emozione dell’incontro del 2013 con Papa Francesco. Il Serafico contrappone alla cultura della redditività della prestazione sanitaria il diritto alla relazione, infatti “l’inguaribile non è incurabile”.
L’opera, fondata da san Ludovico da Casoria, nel tempo è divenuta anche sede della scuola socio-politica Toniolo, la relazione si è estesa, infatti, generando cura del pensiero e visione, così l’Istituto è ora parte attiva del movimento di imprenditori ed economisti “The Economy of Francesco”, capace di scuotere i grandi della Terra tanto che il prossimo G7 del 14-16 ottobre affronterà il tema della disabilità e dell’inclusione.
La seconda parte della visita prevede una piccola attività pratica, bendati a turno siamo invitati a fare esperienza di abbandono e di guida in un percorso nel giardino dell’Istituto, alla fine scopriamo che l’accompagnamento migliore è prendere leggermente sotto braccio l’altro, riconoscendogli in sicurezza la libertà e la dignità, stringere la mano o comunque direzionare con vigore, invece, esprime il comando e l’asimmetria dell’azione educante. Infine far sentire la presenza in maniera costante ed essere un passo avanti infonde serenità, perché in questo modo gli ostacoli si affrontano insieme.
Nel pomeriggio siamo avvolti dalla bellezza e dalla spiritualità della Basilica di san Francesco; Miriam, la nostra guida ci incanta con dolcezza e passione alla scoperta dei segreti degli affreschi di Giotto e Cimabue.
Nella Santa Messa del 20 luglio il Vangelo ci ricollega alle esperienze del giorno prima “Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta”.
Senza soluzione di continuità la mattina ascoltiamo l’appassionante intervento della teologa Simona Segoloni Ruta, che inizia dalla definizione di adulto: uno che è stato fatto fiorire, che è germogliato e che ora è responsabile del processo, mai individuale, di fioritura degli altri. L’adulto è consapevole di sé, in particolare delle proprie ferite e dei propri limiti, scopre nella sua vulnerabilità una risorsa, in quanto questa apre alle relazioni, all’ascolto della Parola e alla docilità. Annuiamo ai suoi passaggi, in un tempo di presunti eroi quanto ci rassicura un Dio che non considera un impedimento la nostra fragilità. Simona accompagna ogni punto con icone bibliche: nell’Annunciazione Maria palesa davanti a Dio la sua incapacità, il suo non conoscere uomo, ma poi la verginità diventa lo spazio per il compiersi della Sua volontà. Quando siamo consapevoli possiamo spostare l’attenzione da ciò che ci affatica a come mettere a frutto il limite. L’adulto è erede di un patrimonio che non può essere seppellito, ma che deve essere investito, “non provarci è peggio di perdere”. L’icona è rappresentata dalla morte di Gesù in croce nel Vangelo di Marco, il centurione crede nonostante in apparenza Dio non ci sia, è reso presente da Chi ne è erede. La vita adulta conosce tanti ricominciamenti, svolte anche di fronte ad interruzioni laceranti o a nuove vocazioni, occorre in questi frangenti seguire lo Spirito, capendo ciò che ci fa fiorire.
L’adulto è irrimediabilmente appassionato della Chiesa Cattolica e non può infantilizzare la sua presenza scaricando la responsabilità ad una struttura verticistica. La Chiesa (Dei verbum 8) cresce nella misura in cui ha una vita incarnata nel tessuto del popolo, ai laici il compito di acquisire la cultura per poi restituirla illuminata dalla fede. L’icona è l’incontro di Gesù con la donna cananea, che urla perché sia salvata sua figlia. Gesù, da Rabbì che si annuncia solo a Israele, cambia rotta e ci insegna a porci criticamente e responsabilmente di fronte alla realtà.
L’ambito sociale e politico è stato poi trattato da Enzo Cacioli, già sindaco di Castelfranco Piandiscò (AR), che ha ripreso i lavori della settimana sociale di Trieste e in particolare l’appello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a realizzare una democrazia sostanziale, cioè dare alla società una struttura giuridica, economica e politica adeguata al comandamento della carità. Inoltre siamo chiamati da papa Francesco a cogliere tre sfide: la solidarietà, tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; la condivisione, contrastare la cultura dello scarto affinchè nessuno resti indietro; la cittadinanza, essere fedeli alla Terra, avere un’idea architettonica della città, che è di Dio e dell’uomo.
I laboratori successivi, con il metodo della “philosophy 4 children”, hanno permesso di sviluppare in piccole “isole” (gruppi) il dialogo critico e il confronto riguardo alle relazioni della mattina e nel pomeriggio hanno permesso un momento di condivisione delle esperienze personali e di definizione del profilo dell’adulto di A.C.
Il tempo libero della sera ci ha consentito, grazie all’insistenza di Elisabetta, di raccoglierci in preghiera davanti alla tomba di Carlo Acutis.
Infine la domenica dopo la restituzione del lavoro dei laboratori e le conclusioni di Paola Fratini e Paolo Seghedoni ci siamo uniti nella celebrazione eucaristica, presieduta da Mons. Claudio Giuliodori.
Grati alla presidenza e al consiglio diocesano per la possibilità di vivere il campo, sappiamo che ora è tempo di permeare le relazioni quotidiane e associative della ricchezza e della spiritualità respirate ad Assisi.
Luigi Camisa
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