Il viaggio è iniziato con un lungo peregrinare per l’intera Puglia. Eravamo 300 giovani provenienti da 91 diocesi.
In quei giorni abbiamo riflettuto sul tema della responsabilità che manca, che salva e che cambia la vita.
Diversi fili colorati legati dopo ad una grande rete (la responsabilità) hanno rappresentato la memoria, le emozioni, le persone, lo spazio, le motivazioni che ci hanno incoraggiato a rispondere alla chiamata, a dire per la prima volta il nostro SI e a dirigere il nostro pensiero a coloro a cui rivolgiamo questa responsabilità.
Ma i primi passi hanno bisogno dell’impegno, di quella responsabilità che risponde e quindi dobbiamo ri-scegliere di aver cura e di pensare e progettare modi e stili nuovi.
Varie sono state le testimonianze che abbiamo ascoltato, prima fra tutte quella di don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità di Romena. Con lui abbiamo riflettuto sull’essere artigiani di responsabilità. Don Luigi trasforma materiali di recupero in opere d’arte che portano un messaggio di speranza e rinascita. L’idea di dare nuova vita agli scarti e di trasformare è una potente metafora di resilienza e guarigione. Questo approccio artistico e spirituale sottolinea l’importanza di trovare bellezza e valore anche nelle cose e nelle esperienze che sembrano perdute e danneggiate. Dice don Luigi: “Ai giovani di oggi manca il futuro negli occhi poiché siamo circondati da attacchi di panico, noia, violenza e l’unica via per contrastarli è la responsabilità: amarci così come siamo perché dobbiamo avere la gioia vera anche se tutto va male”.
Abbiamo poi provato anche noi ad essere artigiani e a costruire qualcosa dal nulla e con materiali di riciclo.
La seconda esperienza l’abbiamo vissuta a Portici. Siamo stati ospiti in una villa confiscata al clan camorristico Rea, Villa Fernandes. Dal 2019 la villa è al centro di un progetto che offre spazi per attività culturali, sociali e di supporto, diventando un punto di riferimento per chi vive situazioni di disagio. È un luogo di ascolto, incontro e orientamento, dove si promuovono i valori quali l’inclusione e la solidarietà. È anche un punto di incontro dove bere un caffè tra amici o passeggiare nel giardino.
Ultima testimonianza è stata quella di don Ivan Licino, coordinatore nazionale del Progetto Policoro che ha presieduto la veglia di preghiera dal titolo la “Responsabilità ti cambia la vita”. Ha ricordato che a volte la non responsabilità nasce dalla delusione di non riuscire a trovare il nostro posto nel mondo, di sentirsi non realizzati poiché oggi noi giovani non riusciamo ad essere utili per un progetto più grande, capace di far vibrare il cuore.
Nei giorni di campo abbiamo capito che tutto ciò che passa dalle nostre mani è tutta terra Santa. Non occorre essere esperti di AC. Dobbiamo prendere il largo, fare tutto ma senza accontentarci. Abbiamo quindi compreso che la vita non va vissuta a compartimenti stagni, che la responsabilità che salva è una responsabilità che tiene in piedi, che serve per essere donata, servita.
Ciascuno di noi è chiamato in prima persona alla responsabilità che trova la sua pienezza solo quando si ha lo sguardo rivolto verso il cielo e che diventa reale solo se si prende l’altro per mano.
Maria Bernadette Solombrino
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