«BADA A TUTTI I PRODIGI CHE TI HO MESSO IN MANO» (Es 4,21)
“Signore, è bello per noi essere qui!” – Davanti alle cose belle della vita quante volte anche noi abbiamo pensato “È proprio bello, oggi, ora, stare qui, con te, con voi. È proprio bello non essere altrove, bensì far parte di tutto questo”. E mi piace immaginare che queste parole siano riecheggiate nel cuore di tutti e di tutte durante il Consiglio Diocesano vissuto il 19 e il 20 luglio 2025.
L’icona biblica dell’anno, La Trasfigurazione del Signore, diventa così episodio centrale non solo per la vita dei discepoli, i quali si ritrovano a condividere con Gesù raggiante, la gioia di una vita donata per amore, ma anche per noi che, in quei giorni (e non solo), intrisi del nostro vissuto, abbiamo scelto di dedicare spazio e tempo alla preghiera, alla riflessione, al pensare insieme strade nuove e autentiche per il nostro cammino nella Chiesa e nell’Associazione. Anche noi, come Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, siamo stati scelti, chiamati, per grazia divina, a salire sul monte, in un pezzo di terra in disparte, lontani dal caos e dalle frenesie estive, lontani dalla famiglia e dagli impegni lavorativi, per provare a raccontare e a disegnare percorsi belli per un angolo di paese, per un pezzetto di Chiesa che ci è stato affidato.
La prima giornata si è aperta con un momento di lectio guidato da Don Stefano, assistente del Settore Giovani, su alcuni versetti tratti dal Libro dell’Esodo che indagavano la nascita, la vocazione e la missione di Mosè. Riuscire ad avere parole e tracce per leggere nel profondo la vocazione di Mosè ha aiutato ciascuno di noi a tradurre e a rileggere la nostra, associativa e personale, vocazione, scoprendoci segnati dal dono della salvezza e mediatori di quest’ultima, attraverso le nostre mani, il nostro cuore, il nostro operato, il nostro sguardo di cura sugli altri. Ogni vocazione trova origine nei nostri primi passi, nel grembo materno. Tutto ciò che scegliamo grazie allo Spirito, da grandi, era già stato disegnato da Dio, da piccoli, era già un segno dal cielo. Ed ancora, non esistono vocazioni comode: ogni vocazione ci lascia inquieti, ci tiene svegli, riempie la mente di domande, di inadeguatezza, di fragilità. «L’Ac si lascerà devastare l’anima dall’ansia instancabile di fare la Chiesa più bella, più accogliente, più attraente per tutti», affermava a questo proposito Don Tonino Bello. Quanto pregato, ascoltato, meditato, condiviso secondo lo stile della conversazione spirituale ci ha lasciati rincuorati e consolati, certi di esser non essere mai soli e di esser mandati in mezzo alla gente per riunire, parlare di quanto Dio ha compiuto, vedere ciò che accade – accorgersi del mondo, ridare dignità.
La seconda giornata ci ha visti operosi, con le mani in pasta nelle cose del mondo, del territorio, della nostra chiesa locale, della nostra Ac diocesana, nelle storie e nelle vite dei ragazzi, dei giovani, dei giovanissimi, dei nostri adulti, degli studenti e dei lavoratori. Dopo aver celebrato la Santa Messa insieme a Sua Eccellenza, il nostro Vescovo Fernando e aver spezzato con lui il Pane e la Parola, abbiamo accolto il suo invito a farci santi, recuperando sempre più un rapporto profondo con il Signore, tessendo insieme trame di vita interiore e apostolato, curando la formazione personale, essendo lievito e fermento nelle comunità parrocchiali, volendo un bene sincero ai sacerdoti, camminando insieme per diffondere il Vangelo.
Nel pomeriggio la nostra Presidente Diocesana Maria Luisa e Don Tony, assistente unitario, hanno accuratamente analizzato il Capitolo 5 del Progetto Formativo, rimettendolo nelle nostre mani alla luce dell’oggi, rilanciandolo in verità e coerenza e rileggendolo in questo tempo, da credenti. Tutto questo è servito a rimescolare le carte, a rimettersi in gioco, a ripensare i percorsi, a destrutturare ciò che si era già pensato, alla luce delle nuove urgenze e delle riflessioni condivise, masticate insieme.
Sono stati giorni entusiasmanti. E seppur qualcuno non ami il termine “entusiasmo” (io in primis), amo sempre ritornare alla storia delle parole, al loro primo germoglio e da qualche parte ho letto che la sua etimologia greca si traduce con «pieno di Dio» ed allora sì, credo proprio che stavolta vada usato, perché sono stati giorni pieni di Dio.
Anna Pasanisi
Consigliere Settore Giovani
























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