Settore Giovani

Ricalcola percorso – Campo nazionale SG 2017

Ad Anagni, dal 28 al 31 Luglio si è tenuto il campo nazionale del Settore Giovani e del Movimento Studenti di Azione Cattolica, un’esperienza formativa ricca di parole belle e abbracci che scaldano il cuore.

“Ricalcola Percorso”, era il nome del Campo per il Settore Giovani. Ossia, riparti da te, dalle tue fragilità, dai tuoi sogni, ed insieme a chi ti sta accanto sii promotore di cose grandi. È un invito a lasciarsi cambiare, a compiere scelte audaci quando ce n’è bisogno.

L’Unitarietà dell’Associazione è pertanto uno dei suoi punti di forza, ci ricordano nell’introduzione Michele e Luisa, vice presidenti nazionali del Settore Giovani: siamo chiamati a guardare gli uni i piedi degli altri e non essere schiacciati sul presente. Oggi la chiesa ci chiede di aiutarla a leggere i segni dei tempi e aiutarla a testimoniare meglio il Vangelo.

Da qui il tema del campo, incentrato sul DISCERNIMENTO, il quale s’inserisce perfettamente nel programma di preparazione al Sinodo dei Giovani 2018: “Ho voluto che voi foste al centro perchè vi porto nel cuore”, ha detto il Papa parlando ai giovani.

Nel pomeriggio di venerdì 28 luglio abbiamo ascoltato la Lectio di Don Salvatore Miscio sul brano di Matteo 6, 25-34 in cui Gesù ci invita a “guardare gli uccelli del cielo” e a non preoccuparci.

Per quanto ogni uomo sia capace, intelligente o autonomo, non può darsi la vita da solo. Motivo per cui ci mettiamo in ascolto della Parola: per partire da Qualcun’altro. Quello che Dio ci dice serve a trovare, a traferire, una sorta di codice nella mia persona, nel mio essere, nelle mie scelte, per riuscire a darci una lettura, per cogliere dei significati. Io, uomo, grazie a quel codice, ho un senso. Si tratta di un veicolo attraverso il quale Dio vuole darci una buona Notizia, che a volte però, differisce dai nostri desideri.

Cosi’, Don Salvatore, ci ha spronati a chiederci, dove siamo col rapporto con Dio. È diventato uomo, qualcuno con cui parlare faccia a faccia, o è ancora un roveto ardente come sul monte? La Parola di Dio è in grado di cambiarmi?

Dio parla ai discepoli, ma guarda la folla. Parla di coloro che stanno lì per Lui, per quel Maestro, ma che non sono in grado di capire perchè non hanno scelto di seguirlo. In realtà, il vero discepolo non è chi crede di avere Gesù in tasca, ma bensì chi non smette di cercarlo. Mai. Stando a questo discorso la più grande preoccupazione di Gesù è quella di chiederci di scegliere.

A chi vogliamo affidarci? A Dio, o a mammona (tesori sulla terra)? Ci esorta a non lasciarci cadere nella più grande tentazione della vita: quella di non essere in grado di scegliere, ma ci invita a farlo sempre, qualunque sia la strada. Ammettendo che la nostra scelta sia Dio ci accorgiamo di poter fare tutto ciò che la vita ci chiede senza affannarsi. “Non preoccupatevi”, dice Gesù sei volte nel Vangelo di Matteo. Siamo stati creati per condividere l’amore.

Dunque, il criterio del discernimento per noi è cercare. Ma cosa? La mia stessa vita, ossia, più precisamente quel salto di qualità che la mia vita può fare oggi. Il regno di Dio. La vita trasformata e vissuta alla maniera di Cristo.

DISCErnimento, DISCEpolo. Stessa radice. Il discepolo è colui che fa discernimento di tutto, che cerca continuamente il regno di Dio in ogni cosa. Tutto questo viene fatto insieme alla Comunità Ecclesiale. Ognuno di noi è capace di far discernimento da solo, ma con qualcun altro ha la consolazione del confronto con il prossimo. In conclusione, far discernimento non è scegliere in maniera drastica, ma bensì vuol dire imparare a mettere al primo posto le cose grandi, importanti, il resto verrà, e in abbondanza.

Dopo questo profondo momento di riflessione è stato dato il via agli esercizi di discernimento: un’attenta lettura a livello individuale delle gioie e delle tristezze dell’oggi, delle speranze e delle angosce del domani, di noi giovani, e ci sono poi state spiegate le linee programmatiche e i cammini formativi dell’anno.


 SABATO 29 Luglio

Dopo la Santa Messa presieduta da Don Luca Fanfarillo, assistente diocesano di Anagni, la nostra mattinata è iniziata con un profondissimo momento di riflessione guidato dal nostro Presidente Nazionale Matteo Truffelli. Ci siamo chiesti in che modo, con quali strumenti e con che stile, la nostra Associazione sta nel nostro tempo. L’AC prova a stare nel suo tempo “senza navigatore”. S’impegna a capire il suo tempo, a leggere la sua cartina, metafora della realtà. E lo fa dandosi dei punti di riferimento quali:

  • la Parola;
  • il Magistero;
  • lo Statuto dell’associazione che ci dice chi siamo e cosa ci stiamo a fare nel mondo e nella chiesa e ci indica che la corresponsabilità è espressione autentica della responsabilità;
  • la Storia dell’Azione Cattolica. In questi 150 anni la storia ci dice che l’associazione è stata sempre fedele a se stessa, perchè ha sempre saputo di dover cambiare nel momento in cui i tempi lo richiedevano. Occorreva continuamente rimettersi in discussione. Il Concilio ci ha dato questo strumento. E’ stato il Concilio a spingere l’Associazione a fare una scelta religiosa. Bisognava capire cosa fosse fondamentale per l’associazione. Ed hanno capito che era fondamentale donare al proprio tempo il seme buono del Vangelo. Questa scelta ancora oggi illumina la nostra associazione.
  • l’Assemblea Nazionale.

Passando attraverso alcuni punti dell’Evangelii Gaudium il Presidente ha sottolineato come l’essenziale oggi per l’associazione sia aiutare a trovare quello spiraglio di Luce che è sinonimo di essere infinitamente amati e che si traduce inevitabilmente nel desiderio di voler bene. Dobbiamo essere fermento di fraternità. Capaci di farci prossimi agli altri, di metterci in ascolto della vita delle persone, delle famiglie, dei nostri ragazzi, delle loro speranze, del loro futuro, dei loro sogni.

In conclusione ci ha fatto dono di quattro caratteristiche che l’associazione deve avere per essere in grado a leggere i segni del tempo, a far discernimento, a mettersi in discussione:

  • Un’Associazione capace ad essere Chiesa Sinodale. Capace nel cammino insieme, corresponsabile, che vede nelle differenze un punto fondamentale.
  • Un’Associazione più missionaria. Capace di farsi prossima alla vita delle persone e aiutarle a capire l’amore del Signore. Non possiamo formare ad essere missionari, ma dobbiamo formarci essendo missionari, contestualmente.
  • Un’Associazione più popolare. Capace di essere per tutti, a misura di ognuno ed a misura di ciascuna condizione di vita. Trovare il modo affinchè tutti si possano sentire dentro, soprattutto a misura di coloro che rischiano di sentirsi “credenti di secondo ordine” (come dice Papa Francesco).
  • Un’Associazione non clericale. Capace di condividere le responsabilità e che non veda una sola persona a decide, perché dove le persone sono sole, sono portate a rinchiudersi.

A seguito hanno avuto luogo gli esercizi di discernimento in cui abbiamo riflettuto sulle tensioni e i punti di forza delle nostre realtà associative.

Nel pomeriggio Don Tony Drazza, assistente nazionale, ha iniziato il suo momento di riflessione su Matteo 16,1-4 con un brano di Cesare Cremonini, intitolato Buon viaggio. “L’incanto sarà godersi un po’ la strada”, canta Cremonini e partendo da quelle parole Don Tony ci ha spronati a guardare alle cose della strada, a quello che succede durante il cammino. Dobbiamo imparare a guardare con occhi incantati chi abbiamo dinanzi. Rallentare ed incantarci. E l’Azione Cattolica ci dà questa possibilità. Ci aiuta a ricominciare, con entusiasmo nuovo.

E per farlo abbiamo bisogno di occhi sempre nuovi, abbiamo bisogno di gustare le cose della vita, e se non lo facciamo, noi in primis, non siamo buoni educatori. Questo riguarda la fedeltà dell’esistenza, la fedeltà di un matrimonio, di un’amicizia, di una vocazione. Perché è dagli occhi che parte la fedeltà. Ed allora chiediamoci: perché ci avviciniamo a Gesù? Perché abbiamo capito che può darci parole ed occhi nuovi, o perché vogliamo metterlo alla prova?

Perciò fermiamoci! L’Ac ci sta insegnando a vivere da contadini, ci ha detto don Tony. Con la terra fino alle ginocchia, con i nostri pensieri, i nostri problemi, le nostre storie. Fermiamoci e chiediamoci: Chi sto scegliendo? A chi sto dando le chiavi del mio cuore? A chi appartengo?

Ed è qui che avviene il vero Discernimento. Quando impariamo a togliere ciò che non serve dalla nostra vita e ad accettare ciò che la rende piena e vera: Cristo e la Sua Parola. Questo comporterà non chiedersi più “Quanti eravamo?”, ma bensì “quanti cuori si sono innamorati di Dio?” grazie alla nostra testimonianza di vita.

Con queste parole a farci da faro abbiamo proseguito le nostre attività ed i nostri esercizi di discernimento, e siamo stati in grado di evidenziare come le gioie dell’associazione potessero esser d’aiuto alle paure ed alle preoccupazioni dei giovani, e come le speranze dei giovani potessero essere da supporto e da slancio motivazionale per le tensioni associative.

La giornata si è conclusa con l’Adorazione Eucaristica e la fantastica cena regionale.


DOMENICA 30 Luglio

Il terzo giorno di campo è iniziato con la Santa Messa presieduta da Padre Ugo Bianchi, gesuita, ed è proseguita con un di intensa riflessione da lui guidato.

Attraverso l’esperienza di Sant’Ignazio di Loyola, la sua vita concreta, e la sua conversione, abbiamo approfondito il tema del Discernimento. Il Discernere è stato paragonato al setacciare, al vagliare, allo scegliere. Scegliere non tra bene e male, ma bensì tra due beni, il bene migliore che ci avvicina di più a Dio.

Nel pomeriggio son riprese le attività. Riuniti nei nostri gruppi diocesani abbiamo provato a tracciare le linee di confine delle nostre realtà diocesane, analizzandone le varie sfaccettature tra Unitarietà, Chiesa locale, alleanze e formazione spirituale.

Dopo un momento di preghiera personale sull’esempio e le testimonianze di vita dei beati Pier Giorgio Frascati e Itala Mela, si è tenuto l’usuale partita Settore Giovani VS Msac.


LUNEDI’ 31 Luglio

La mattinata di Lunedì, con l’aiuto di don Michele Falabretti, responsabile nazionale del Servizio di Pastorale Giovanile, abbiamo cercato di capire le motivazioni del Sinodo dei Giovani.

Ha chiarito il concetto di Sinodo, che anche se tecnicamente riguarda solo i Vescovi in realtà è una grande occasione di ascolto ecclesiale del mondo dei giovani, sia interni alle nostre comunità ecclesiali sia lontani. Sta succedendo che una cosa che sembra così bloccata come può sembrare il Sinodo in realtà si sta aprendo, e questo lo possiamo leggere come un grande frutto che sta maturando dal Concilio Vaticano II. Così il Sinodo sta diventando un cammino che riguarda tutti: perciò il Consiglio Permanente dei Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana hanno tracciato un cammino di tutta la Chiesa italiana in questa direzione.

La questione del mondo giovanile non può essere pensata come una cosa che riguarda soltanto strettamente i giovani anagrafici. Noi giovani siamo dentro la società, la comunità, non avrebbe senso analizzare “i giovani” come se fossero una realtà slegata. Parlare dei giovani vuol dire parlare di tutti e della capacità degli adulti di riuscire a consegnare qualcosa a chi arriva dopo di loro, di costruire un futuro.

Il sinodo è di tutti, anche dei non credenti ci dice il Papa. Questo è bello perché vuole dire che il sigillo della Creazione rende ogni persona preziosa e che permette di esprimere la voce dello Spirito. Perciò sarebbe bello che anche noi giovani dentro le Comunità possiamo diventare contagiosi nei confronti degli altri.

Siamo chiamati a prenderci cura degli altri nella nostra fragilità. Per fare qualcosa di buono non dobbiamo essere forti, perfetti. Non è questa la logica del Vangelo.

All’intervento di don Michele è seguito un momento di confronto tra i giovani e i msacchini su alcune parole legate all’esperienza del discernimento vocazionale.

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