di Andrea Santantonio, Anna Pasanisi e don Quintino Venneri
Sognare… qualcosa di così immateriale che è così difficile credere che possa plasmare la realtà. “Chi dorme non piglia pesci” dicevano i nostri vecchi, ma i Giovani di AC hanno provato a ribaltare questo paradigma nei giorni del campo nazionale.
Ed eccoci nel cercare di dare forma al mondo che ci circonda, alla nostra Chiesa. Prendere i nostri sogni e metterli in comune, un impegno difficile ma condiviso da tutti i partecipanti, soprattutto in questo momento particolare in cui la Chiesa sta per vivere il Sinodo sul mondo dei giovani. Giovani protagonisti della loro vita e dei luoghi che vivono.
“Non si può vivere un sogno senza la benzina” ha detto Michele Tridente, vicepresidente nazionale per il Settore Giovani, in apertura di campo. E la benzina giusta è una cura quotidiana della vita spirituale, come fa un giardiniere, con gli occhi al cielo e con i piedi piantati a terra.
E si inizia già dal secondo giorno proprio nella ricerca di questa cura quotidiana, grazia al nostro assistente generale Mons. Gualtiero Sigismondi. ACCOGLIERE – ASCOLTARE – SERVIRE. Queste le parole che il nostro Vescovo ci ha consegnato nel commentare il Vangelo di Marta e Maria (l’icona biblica del prossimo anno associativo).
Marta è sempre in movimento. Maria invece contempla. Senza dubbio gli evangelisti riconoscono in Marta e Maria due modi per approcciarsi al Signore. La domanda di Marta a Gesù è fraterna ma fa emergere un po’ di invidia e gelosia: l’invidia acceca e la gelosia paralizza perché blocca il cuore, gli impedisce di battere. Marta ascolta il Signore ma non le presta l’orecchio del cuore.
“Marta, Marta…”, ed ecco il Signore, con il suo ripetere il nome dolcemente, con affetto. Ci insegna come è importante correggere il fratello e i modi più opportuni per farlo. La correzione fraterna deve indicare un orizzonte e non un limite. È un’arte che può esercitare solo chi vuole bene e chi è veramente libero.
Mons. Sigismondi ci ha consegnato tre ingredienti per la correzione fraterna:
- La discrezione: non dire ad altri quello che devi dire alla persona da correggere;
- La dolcezza: verifica se il tuo cuore è in pace. Potresti avere anche ragione ma se non sei in pace con te stesso rischi di prenderti delle rivincite piuttosto che correggere il fratello. La “cartina tornasole” di un cuore in pace è il riuscire a fissare lo sguardo della persona che hai di fronte. Il Signore ha dato agli occhi l’impossibilità di mentire.
- La fortezza: Gesù è forte con Marta perché oltre a correggere le dà anche un tempo per correggersi. Dare il tempo è una forma alta di carità. L’amore non si misura con la bilancia ma con la clessidra.
Marta non è rimproverata per quello che fa, ma per come lo fa – “ti preoccupi, ti agiti”.
Sente ansia perché non stabilisce il giusto ordine nelle cose e cerca di fare tutto insieme. Passa dall’accoglienza al servizio senza l’ascolto. L’accoglienza è la porta dell’ascolto, ma occorre scegliere sempre la parte migliore: l’ascolto. Poi il frutto più maturo dell’ascolto (della preghiera) è la carità.
“Senza la fede la carità non ha luce.
Senza la carità la fede non ha voce.
Fede e carità senza la speranza non hanno foce.”
Dovremmo allenarci allora a plasmare i nostri sogni sulla Parola per metterli al servizio del bene comune.
Il terzo giorno invece ci siamo interrogati sul senso di fraternità e comunità: ci hanno aiutato in questo don Luigi Verdi della Fraternità di Romena e altri amici provenienti da esperienze diverse (il CSI, Nomadelfia e Al Vedere la Stella).
Don Luigi in modo particolare ci ha ricordato come sia essenziale abitare le domande delle persone che ci sono affidate senza cercare di offrire sempre e soltanto risposte preconfezionate. Ci ha parlato dell’esperienza di Romena e della sua idea sui mali della modernità.
Poi è iniziato il lungo tempo di elaborazione del Manifesto dei giovani di AC per il Sinodo. È stato faticoso e ci ha ricordato che ogni processo sinodale è una fatica, ma che è imprescindibile per poter arrivare a soluzioni condivise. In modo particolare ci siamo fermati su tre ambiti: “Accompagnamento spirituale”, “Relazioni interpersonali” e “Impegno in ambito sociale e politico”.
Discussioni molto ampie e anche accese aiutate da altri amici che ci hanno aiutato a rifletterci su: in modo particolare Carlo Rossini, ex sindaco di Todi, ci ha ricordato che “metterci continuamente in una logica di contrapposizione non è dialogare con il diverso” ma è invece necessario entrare anche in una logica di buon compromesso, che non è per forza un esercizio al ribasso. Siamo stati messi dinanzi alla complessità delle situazioni che viviamo, che mai sono banali e semplici come invece vengono rappresentate spesso dai social e anche da gran parte della politica. In queste situazioni complesse dobbiamo starci, con calma e tenerezza: “ai giovani di AC le cose semplici non piacciono” così Luisa Alfarano – vice nazionale – nelle conclusioni.
L’ultimo giorno ha celebrato la S. Messa con noi il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI che ci ha esortato così: “Non aspettiamo, carissimi giovani, la mietitura – che comunque verrà – quando Dio mostrerà a tutti la verità delle cose e, dice Gesù, allora ‘i giusti splenderanno come il sole’. I cristiani, che hanno seguito Gesù e hanno raggiunto la pienezza della loro esistenza – ha affermato –, hanno guardato alla realtà dei loro tempi, si sono rimboccati le maniche e, dai sogni falsi che avevano all’inizio, sono passati al sogno più grande, quello che Dio ha per voi giovani, per noi tutti, e che siamo chiamati a realizzare ogni giorno”.
Siamo arrivati alla fine ad elaborare e votare il Manifesto che ha sintetizzato i nostri sogni e li ha trasformati in veri e propri impegni. Nell’attesa di leggere la versione definitiva del manifesto ci piace sottolineare come i presenti al campo abbiano individuato delle urgenze importanti come giovani di AC: tra queste, una partecipazione attiva alla formazione politica, sia per i più grandi ma anche e soprattutto per gli adolescenti nei loro spazi pre-politici (come la scuola); un’attenzione importante alla sfera affettiva, ribadita in ben due punti, sia attraverso percorsi di affettività sia nel riportare il tema della sessualità all’interno dei percorsi formativi.
Sono tre le cose grandi che ci portiamo a casa dal Campo nazionale 2018:
- “Gli occhi sono lo specchio dell’anima” – sono loro che rivelano realmente da cosa è animata la nostra vita.
- “la realtà è superiore all’idea” – è quanto mai necessario misurare il nostro stile associativo, le nostre iniziative, il nostro modo di pensare rispetto a ciò che realmente abbiamo dinanzi. Non possiamo sfuggire, anzi dobbiamo capire come essere sale e lievito nella realtà che viviamo. Dobbiamo chiedere concretezza alla nostra associazione.
- “fare fatica è segno di un cammino vero” – facciamo fatica da accompagnati e da accompagnatori soprattutto nella vita spirituale. Ma è imprescindibile ritrovare uno stile di compagni di viaggio, di ascolto della Parola. Siamo consapevoli però che “la contemplazione che lascia fuori gli altri è un inganno” (EG).
Scrivi un commento...