E’ stato davvero significativo e prezioso iniziare l’esperienza con l’emozionante incontro con Papa Francesco. L’immagine di tutte le persone riunite, con diverse storie personali ed ecclesiali ma unite come un solo corpo in Cristo, è stata davvero potente. Il tema dell’abbraccio è stato molto significativo. L’abbraccio può essere un gesto di accettazione delle diversità e di costruzione della fraternità, un atto profetico e controcorrente in un mondo spesso diviso da conflitti e pregiudizi. L’abbraccio che manca ci ha ricordato le ferite che ancora non abbiamo saputo far rimarginare, invece il richiamo all’abbraccio che salva e che cambia la vita ha risvegliato il desiderio di lasciarci sorprendere e guidare da Gesù, che ci invita ad avere il coraggio di intraprendere strade nuove e imprimere un cambiamento radicale, profondo al nostro cammino. Ogni abbraccio ha il potenziale di cambiare la vita, portare conforto, gioia, amore e mostrare nuove strade di speranza.
L’eco delle parole del Santo Padre si è propagato nei giorni successivi, mentre con ritmi serrati si svolgevano tutte le attività dell’Assemblea.
Il messaggio di apertura di Eva Fernández Mateo si è basato sulla preziosità dell’esperienza nell’Azione Cattolica, l’impegno nel camminare insieme, la formazione, il discernimento e il coinvolgimento nella vita pubblica per la Chiesa sinodale. Continuare a fare passi avanti per realizzare la Chiesa e il mondo che il Signore sogna è davvero un obiettivo nobile e importante.
Il titolo dell’Assemblea nazionale “Testimoni di tutte le cose da Lui compiute” sottolinea l’importanza di vivere la vocazione laicale nella vita quotidiana attraverso la corresponsabilità, la complementarietà e la reciprocità tra uomini e donne, valorizzando i carismi e i doni di ciascuno.
La relazione del Presidente Notarstefano e il lavoro sul documento assembleare hanno ribadito la cifra dell’Azione Cattolica: democratica, popolare, inclusiva, pronta a cogliere le sfide del tempo e a dialogare con tutti, declinando nella quotidianità la missione sinodale della Chiesa, perché “Dio non fa preferenze di persone”.
Il laico di Azione Cattolica, dunque, è chiamato a non ripiegarsi sulla nostalgica riproposizione delle forme del passato, quando tutto appariva scontato e pochi punti fermi orientavano la vita associativa, inserita in un tessuto sociale apparentemente coeso. Oggi, oltre a sentire la responsabilità della formazione dei giovani e dei ragazzi, gli adulti non devono trascurare l’esercizio della spiritualità e l’ascolto della Parola, per potersi rivolgere con parresìa alle donne e agli uomini del nostro tempo, parlando alle loro diverse condizioni di vita.
Come nella trasposizione del Presidente del pensiero di Hirschman “essere responsabili in A.C. significa essere capaci di mobilitare tutte le risorse anche quelle disperse, inutilizzate, nascoste”. I nostri percorsi si rigenerano attraverso gesti di bene comune oltre il perimetro associativo, frutto di uno sguardo estroverso. “Viviamo il tempo che ci è dato come un dono, non cerchiamo forme pure, ma concrete, prossime e cordiali; ciò che appare come una debolezza è la nostra forza”. “L’A.C. di oggi è più umile, più piccola nei numeri, ma appassionata e pronta a costruire percorsi di alleanza”.
“Coraggio…riprendiamo il largo”: le ultime parole della relazione del presidente nazionale sono uno sprone al desiderio di attraversare il tempo benedetto che il Signore ci sta donando all’interno della famiglia associativa, per essere veramente testimoni delle cose da Lui compiute; per allacciare in modo sempre più convinto e convincente relazioni fraterne, che rivelano il vero senso della nostra missione associativa; per vivere profondamente la responsabilità e la corresponsabilità.
Fondamentale anche il senso di responsabilità nel dare al documento assembleare il suo assetto definitivo, lavorando insieme, dialogando, confrontandoci. I temi trattati nel documento sono un’eco per la nostra associazione diocesana e per quelle parrocchiali: le scelte che siamo chiamati a fare devono accogliere tutti e accompagnare tutti; dobbiamo imparare o continuare a donarci con gratuità; dobbiamo intraprendere percorsi comunitari di conversione, perché la strada verso la santità a cui siamo chiamati sia fondata su una vita interiore autentica.
La Chiesa e il territorio hanno bisogno della bellezza delle buone relazioni; del tempo, dell’energia, della creatività che noi cristiani laici di A.C. possiamo donare; del dialogo tra le generazioni; della comunione, dell’impegno condiviso, della fraternità.
Pur nella nostra fragilità, siamo chiamati a metterci in gioco perché l’A.C. sia una realtà vitale, che cammina e che fa fare sogni grandi, perché ognuno di noi sia generativo e possa incontrare la vita di tutti, di chi ci è vicino, ma soprattutto di chi è lontano, di chi ha bisogno, di chi chiede aiuto. Non possiamo come laici cristiani volgere lo sguardo dall’altra parte di fronte alle tante realtà sociali che necessitano della nostra cura e della nostra attenzione.
Ancora, significativa la parola spiritualità, che tante volte ha echeggiato in chiesa e nell’auditorium: una parola apparentemente astratta, ma che tanto dice della e alla nostra vita di cristiani impegnati. Mai deve mancare nella nostra missione associativa questo aspetto, per evitare quel “turbamento del cuore” di cui ci ha parlato il cardinale Farrel, quel senso di sfiducia e di smarrimento che le prove della vita ci fanno a volte sentire. Vivere il Vangelo, farlo nostro, sia nel quotidiano che nella vita associativa, affidarci alla Sua Parola che salva: è questo l’unico modo per non lasciarci schiacciare, per trovare nuova energia, nuova speranza. Come diceva Piergiorgio Frassati, “vivere la fede, non vivacchiare”.
In questa prospettiva si inserisce la formazione, principio del nostro impegno associativo, come ci ha ricordato il cardinale Parolin: la formazione deve far conoscere Gesù, portare le persone verso Lui, attraverso una missione che non deve mai avere fine, ma che deve investire ognuno di noi continuamente e costantemente.
Come ha detto il cardinale Zuppi, non possiamo vivere per noi stessi: come i discepoli, pieni di gioia e Spirito Santo, dobbiamo essere lievito, sale della terra, luce del mondo. Dobbiamo vivere la nostra missione a braccia aperte, aprendo la mente e il cuore, ispirati dall’Amore di Cristo. Proprio come Piergiorgio Frassati che, come ci ha raccontato il cardinale Semeraro, amava portare i suoi amici in montagna per spingere il loro sguardo verso l’alto.
Il nostro sguardo si è posato, poi, sui ragazzi che con il loro tipico entusiasmo e nella loro semplicità hanno voluto essere parte integrante dei lavori e con emozione ci hanno fatto comprendere quanto sia importante condividere speranze, sogni e progetti anche con loro che, seppur piccoli, sanno fare grandi cose!
Significativi anche i tanti giovani che hanno avuto l’audacia di salire sul palco per esprimere i loro pensieri, per raccontarci le loro esigenze e i loro desideri, che ci hanno guardato negli occhi per avere un confronto autentico con noi adulti, che dovremmo e dobbiamo accompagnarli, ascoltarli, aiutarli a trovare le risposte che cercano. Giovani che, come è stato detto nel messaggio alla Chiesa e al Paese, sognano “una Chiesa a braccia aperte che sia occasione per guardare ai cammini come opportunità per tutti, tutti, tutti”.
E poi i tanti adulti che quotidianamente cercano a loro modo di essere braccia, gambe, occhi e cuore per i giovani, per i ragazzi, ma che hanno anche essi bisogno del giusto accompagnamento, essendo una fascia ampia e diversificata. Non possiamo non considerare il fatto che nei giorni dell’Assemblea hanno lasciato a casa affetti e famiglie per vivere quei momenti di confronto, per arricchirsi e portare nelle proprie realtà il frutto delle discussioni, consapevoli del fatto che l’A.C. ha un ruolo fondamentale nel cammino di servizio nei confronti della Chiesa e del Paese.
Tutti, dai più piccoli ai più grandi, hanno dato il loro contributo perché l’A.C. sia vista e vissuta come una realtà capace di cura, di uscire da sé con gratuità per andare incontro agli altri.
Infine, ma non per ultimi, gli assistenti che con la loro presenza ci hanno dato segno tangibile di vicinanza e accompagnamento: il loro esserci nelle comunità in modo fraterno e generativo e nella corresponsabilità con noi laici è essenziale perché ognuno di noi possa compiere la sua missione evangelizzatrice con uno stile vincente di prossimità e accoglienza.
Un quadro bellissimo, ricco di colori, di tratti diversi ma abbracciati tra loro, nello stile della democrazia e della libertà.
Ci si è resi conto, dunque, che al giorno d’oggi per vivere la nostra fede in modo autentico e significativo è necessario rispondere alle esigenze del nostro tempo, facendo luce su temi come il bene comune, la democrazia, la discriminazione di genere, il dialogo tra le generazioni, la responsabilità reciproca, la formazione continua e le questioni emergenti come la promozione della pace, la prevenzione degli abusi e la sostenibilità.
L’Assemblea è un punto di partenza per sostenere il rinnovamento della Chiesa e per aiutare le nuove generazioni a essere protagoniste di una stagione ecclesiale bella e fruttuosa. Questo è un invito a continuare a lavorare per la crescita e il rinnovamento della Chiesa.
Da Piazza San Pietro l’Azione Cattolica Italiana ha scelto di allargare le braccia: nel tempo presente, ricordando che non esistono tempi buoni o cattivi, ma solo opportunità per servire e vivere il Vangelo nella Chiesa e nella Nazione.
L’evento del 25 aprile con Papa Francesco è stato un momento fondamentale che ha sottolineato l’importanza della fraternità. L’Azione Cattolica vuole contribuire a una società aperta e democratica, incoraggiando la partecipazione e la promozione del dialogo nella politica. L’annuncio di elezioni europee evidenzia la necessità di una vita democratica per costruire una pace duratura. Inoltre, l’associazione vuole una Chiesa aperta, coinvolta nell’impegno per un cambiamento generativo, costruito con lo Spirito Santo e vissuto nella comunione. L’Azione Cattolica Italiana vuole superare le strategie utilitaristiche e promuovere uno stile generoso attraverso la pazienza della quotidianità. Infine, vuole prendersi cura degli ultimi e di chi si sente in difficoltà, sottolineando l’importanza di agire con fede e coraggio a servizio della Nazione della Chiesa.
Come ha detto Notarstefano, l’A.C. è “quella bellezza che oggi sta salvando il mondo: siamo una forza gentile che si accosta alla vita delle persone e sussurra alla vita di queste persone dei racconti belli, dando la possibilità a tutti di partecipare a queste storie di bellezza, di esserne protagonisti, al di là della distanza che uno prova dalla vita della comunità. C’è sempre una via, attraverso l’A.C., per appartenere alla comunità e per vivere il Vangelo”.
Elisabetta De Paolis, Luigi Camisa, Maria Bernadette Solombrino
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