Settore Adulti

Con PierGiorgio, a Messa per la Pace e per l’Ucraina

 

di Piergiorgio Mazzotta*

Accogliendo la proposta del Centro nazionale di Ac,  lo scorso 6 aprile, in occasione del compleanno del Beato PierGiorgio Frassati, che da giovanissimo visse il dramma della prima “Grande guerra”, il nostro Settore Adulti diocesano ha promosso una Celebrazione Eucaristica per la Pace e per il popolo ucraino, presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, in Gallipoli.

Al termine, dopo aver letto il testo della lettera che PierGiorgio scrisse alle studentesse e agli studenti cattolici di Bonn nel gennaio del 1923, insieme ai vice adulti parrocchiali ci siamo fermati a riflettere sul tema “Ascolto e Dialogo, le vie della Pace”, guidati dal parroco Don Salvatore Leopizzi, amico fraterno di don Tonino Bello e Responsabile della Commissione diocesana “Giustizia, Pace e salvaguardia del Creato”.

Prendendo spunto dal magistero di Papa Francesco, particolarmente dal suo ultimo messaggio per la “LV Giornata Mondiale della Pace” e dagli Angelus di queste ultime domeniche, che insieme potrebbero costituire un’Enciclica sulla Pace, abbiamo considerato come la principale via per la costruzione di una pace duratura – non di una tregua, cosa ben diversa – sia quella segnata dal realismo della profezia.
Ovvero da un realismo basato su una visione – non su una tele-visione, cosa ben diversa – del tutto capovolta rispetto a quella delle grandi assise internazionali intente ad agire, a “negoziare”, ciascuna secondo i propri interessi, a colpi di missili e bombe senza curarsi delle tragiche conseguenze che ne derivano su tutta l’umanità.

Una visione capovolta, sì, proprio come la bandiera della Pace che Don Salvatore ha adagiato capovolta sull’altare, ma anche strategica e non ideologica, quella del realismo della profezia che chiama ciascuno a scegliere, a partire dalle proprie “piccole” battaglie quotidiane, la forza della ragione – e non la ragione della forza – come principio fondante dell’unico modello alternativo alla guerra: quello della cura.

Della cura delle fragilità, delle ferite, delle piaghe umane e sociali.
Della cura della persona, intesa come fratello o sorella, non come nemico da uccidere.
Della cura del creato, inteso come casa comune, non come campo da bombardare.
E anche se “non abbiamo la possibilità di mutare la triste situazione – scriveva PierGiorgio agli amici di Bonn – sentiamo in noi l’intera forza del nostro amore cristiano che ci affratella oltre i confini di tutte le Nazioni”.

Forti proprio di questo nostro amore cristiano, abbiamo concluso facendo nostre le parole di Papa Francesco all’Angelus di domenica 27 marzo 2022 e, soprattutto, la sua convinzione che “la guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia.”

 

* presidente diocesano Ac Nardò-Gallipoli

 

 

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