Settore Adulti

TIENI IL TEMPO… ovvero appunti personali di un’esperienza, assolutamente non richiesti

 

 

di Damiano Scarpa*

 

Domenica 19 Febbraio 2023, treno Roma – Lecce

Il mio parroco, su un mobiletto del suo studio, ha riposta con cura una bottiglietta di vetro trasparente, con dentro una piccola quantità di acqua e terra proveniente dal Giordano, perché sarebbe impossibile non raccoglierle insieme visto il continuo vorticare degli elementi in quel fiume. Se lasciata ferma su quel mobile però si vede chiaramente l’acqua limpida e, per le leggi della fisica, la sabbia mista a terriccio sul fondo della bottiglia. Se la si prende e la si agita, nuovamente l’acqua, la sabbia e il terriccio diventano un tutt’uno, cambia il colore, la trasparenza si perde e tutto si confonde. Solo dopo un bel po’ di tempo, i diversi elementi si depositano e si riconosce nuovamente e chiaramente il colore di tutto quanto.
La mia bottiglietta personale, che normalmente giace ferma, pacifica, sul mobiletto della mia vita, è stata scossa è agitata dalla partecipazione al convegno organizzato dal settore adulti nazionale di Azione Cattolica intitolato “Tieni il Tempo”. 3 giorni sul tema principale dei giovani adulti (o adulti giovani che dir si voglia) fatti di relazioni, spunti, incontri, preghiera, volti e cuori che hanno lasciato pochissimo spazio alla decantazione di tutte le domande e le riflessioni che nascevano nella testa e nel cuore.
Ma già da ora, mentre sono sul treno del ritorno a casa, sento di dover buttare giù qualcosa che possa fissare quei lampi nati durante queste ultime ore. Perché ritorno pieno di domande e di quasi nessuna risposta e questo, per me, è da sempre sinonimo del fatto che un convegno, un appuntamento, un dialogo o una discussione hanno funzionato perfettamente. Quindi, già solo per questo, complimenti e plausi a chi ha messo la sua passione per organizzare il tutto al meglio.

Mi chiedo ora cosa farò in queste righe: un resoconto dettagliato di ciò che abbiamo fatto in questo fine settimana? No, non ne sarei in grado e neppure servirebbe. Vuole essere un insieme di “regole” o “proposte” che voglio passare agli altri una volta tornato a casa? No, assolutamente. Ho talmente tante frasi in testa e non so neppure da chi le ho ascoltate perché prendo malissimo appunti e quasi mai segno chi ha pronunciato quelle che mi sono rimaste nel cuore e nella testa… Quindi neppure un report di slogan sarei in grado di fare.

Come dicevo, saranno righe assolutamente non richieste (o quasi) ma sento necessario farlo per me, come uno scalino su cui salire nel mio cammino personale, una serie di punti e riflessioni ad uso personale che neppure so se serviranno o se riuscirò a mettere in un discorso che abbia un minimo di logica. È la mia sabbia e terra smossa!
Sarebbe impossibile per me scrivere e descrivere tutto ciò che ho ascoltato e vissuto in questi giorni, ma alcune frasi e alcune idee si fanno strada nella mia memoria e su queste proverò a riflettere.

Anzitutto e sopra tutto la domanda per me centrale, quella su cui penso si giochi presente e futuro di tutto ciò che facciamo: “che caspita c’entra Dio, che cosa c’entra Cristo nella mia vita?”. Attenzione: nella mia di vita! Non in una vita generica, non in quella altrui. Nella mia! Perché è da un po’ che ci penso e su questo credo si giochi tutto. Il buon Gioba (al secolo Don Giovanni Berti) ha inserito questa domanda a caratteri cubitali durante la sua presentazione sui nuovi modelli di comunicazione ed ecco, la prima mescolata alla mia famosa bottiglietta. Quella sabbia che c’è sempre stata salta di nuovo fuori. “Cosa centra Dio con la mia vita?” È tutto qui! Quel Gesù che dico sia vivente e che ha un rapporto personale con ognuno di noi (e tramite ognuno di noi) non può essere tale se resta un personaggio storico, o anche solo una bella Parola, se resta tra le mura della Chiesa o al massimo del mio paese, ma poi con la mia vita non ha nulla a che fare.

Però ripensandoci, questa domanda è già di per sé risposta! È risposta ai tanti riflessi di stanchezza e difficoltà ascoltati da tanti altri partecipanti al convegno. È una domanda infatti molto complicata ma per cui vale di certo la pena far fatica.
Ma quale metodo posso utilizzare per capire cosa c’entra Dio nella mia vita? Ecco forse è questa la vera domanda a cui dovremmo trovare risposta come Chiesa e come associazione. Perché se il metodo ci fosse e potesse essere universale, avremmo risolto gran parte dei problemi a mio avviso. Ma dubito possa essere così semplice.
Immagino se ognuno di noi riuscisse a raggiungere la risposta a questa domanda, ecco che l’incontro con gli altri sarebbe lo stupore di scoprire come in un miliardo di modi diversi Dio agisce singolarmente nella vita di ognuno! È siccome agisce nella vita di tutti, per semplice legge matematica, sarà presente molto di più fuori dalle nostre Chiese ed è lì che devo andarlo a cercare (grazie del tuo intervento don Gianni di cui non so il cognome da Molfetta). Non lo porto io da dentro a fuori, ma vado a cercarlo da fuori per riportarlo anche dentro!
E quindi… A cosa servirebbe la Chiesa che abbiamo tanto paura a lasciare incustodita a punto tale da chiuderci dentro le sue stanze? Forse semplicemente a vivere insieme e raccontare la gioia e i dolori con tutti coloro che hanno trovato risposta alla famosa domanda o che quanto meno sono alla ricerca di questa risposta tra le fatiche, le gioie e le noie quotidiane di cui sopra e a non sbagliare target cercando altri cristi a mia immagine e somiglianza, ma solo quel “Cristo giovane adulto” a immagine e somiglianza di Dio. Ma attualmente, dubito sia così (quanto sono protestante oh!).

E poi…altro scuotimento alla bottiglietta… durante la tavola rotonda del secondo giorno: don Sergio Massironi parlando di giovani adulti ci apre alla possibilità di pensarli come l’età in cui tanti ormai ricevono, più che un secondo annuncio, un vero e proprio primo annuncio. E non solo chi da anni non passa dalla Chiesa, ma anche chi da anni ci va ogni domenica senza magari mai porsi dubbi, magari solo per abitudine e senza alcun contatto poi con la propria vita di tutti i giorni. E se allora, mi chiedo, iniziassimo a considerare questa età come quella su cui dovremmo concentrare le forze almeno nella stessa quantità con cui le utilizziamo per l’ACR? Certo che se già però è complicato trovare strategie e strade che funzionino con bambini e ragazzi di oggi, figurarsi farlo con giovani che, volenti o nolenti, non sono ancora adulti o adulti che allo stesso modo continuano a essere giovani! Ma il bello è proprio questo. E ci siamo detti di quanto importante possa essere progettare queste strade e strategie insieme a loro (anzi insieme a noi, visto che io ci sto pienamente dentro a quell’età) in sinodalità, ascoltando richieste e bisogni e provando a trovare terreni comuni che siano fertili, senza alzare muri su stili di vita, di pensiero, di identità, certi che, come già detto, Dio agisce ovunque e nella vita di chiunque, non solo di chi, dopo i trent’anni è sposato o chi in coppia si avvicina a questo passo. Tante comunità in Italia infatti curano solo questo aspetto una volta superata la vita da “giovane”.

Ma i problemi di lavoro? Di studio? Di identità di genere? Di difficoltà a far sentire la propria voce? Tante volte, per far passare una verità dentro cui ci arrocchiamo, rischiamo di chiudere la porta alla Verità con la V maiuscola che, ricordo a me stesso nuovamente, agisce fuori e spesso dalle possibilità di incontro si passa a, utilizzando una frase detta durante le risonanze, “sparare alle spalle di chi già sta scappando via”!

Tutto il pomeriggio del secondo giorno, d’altronde, è stato all’insegna di nuovi modi di progettare, modalità nuove di ascolto, partendo dalle esperienze passate con i loro pro da curare e i loro contro da studiare per migliorarli.
Quindi val davvero la pena andare oltre le difficoltà e stanchezze, val la pena superare le differenze che già solo nel settore adulti si trovano tra giovani adulti, coppie, adultissimi (e ormai anche gli adulterrimi con superlativo, i giovani già vecchi e gli anziani ancora giovani).

Non solo progettare eventi. Serve riprogettare formazioni che riescano a far passare punti di aggancio e appiglio personali in cui ognuno può agganciare la Parola alla propria vita e, una volta scoperta la bellezza del rapporto con Cristo, magari vorrà trovare un gruppo aperto, senza pregiudizi, che sia desideroso di ascoltare come Dio compie meraviglie nelle gioie e nei difficoltà degli uomini. Quel Dio che nella Chiesa ascoltiamo vivo e che mai più morirà, neppure fuori, malgrado le nostre convinzioni!
Sarà per questo che l’acqua del Giordano non è mai limpida ma è un continuo vorticare di terra, sabbia e fango?

PS: non ho parlato di volti, vite, bellezze di rapporti, risate, interventi di donne incensurate e di uomini che non ricordavano gli interventi delle donne il giorno prima, rumoristi, improvvisazioni, ascensori parlanti in doppia lingua italiano/spagnolo, grucce numerate e mille altre cose. Ma questo ho già detto che è il mio personale resoconto, quello che mi porto a casa nella mia “cassetta degli attrezzi”. Altrimenti avrei dovuto scrivere un libro che magari l’editrice AVE avrebbe pubblicato ad un prezzo poi troppo alto per noi comuni mortali!

PPS: Ti voglio bene editrice AVE!
Ti voglio bene ACR (quasi)!
Ti voglio bene coro di chitarre anche se a messa hai suonato e cantato l’alleluia delle lampadine!
Ti voglio bene AC!

 

* giovane adulto membro Equipe Adulti Ac Nardò-Gallipoli

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