Principale

La chiusura del Concilio è già apertura verso il mondo

Seminario di Studio sul Concilio Vaticano II  a 60 anni dalla sua convocazione

 

di Anna Pasanisi*

Giambattista Basile scriveva “che un’ora di buon porto fa scordare cent’anni di tempesta”. Ed è su quest’idea che è germogliato il Seminario di Studio sul Concilio Vaticano II: concederci un’ora di buon porto, a cui attraccare le fatiche della giornata e donarsi qualcosa di piccolo, ma straordinario, su cui costruire pensieri nuovi.

Pensato in sette incontri, il Seminario ha visto l’alternarsi di alcuni sacerdoti della nostra diocesi, del nostro Presidente Diocesano Piergiorgio Mazzotta e del nostro Presidente Nazionale Giuseppe Notarstefano, grazie ai quali abbiamo assaporato la bellezza del Concilio attraverso l’approfondimento attento e puntuale dei suoi documenti. Nel dettaglio siamo entrati, dapprima, nel cuore delle quattro Costituzioni:

In un primo momento, Don Giuliano Santantonio, vicario generale della diocesi, ha presentato i passaggi storici che hanno portato alla convocazione del Concilio da parte di papa Giovanni XXIII e successivamente hanno portato Papa Paolo VI a continuare il sogno intrapreso dal suo predecessore; Don Antonio Bruno, educatore presso il Seminario di Molfetta e Incaricato per la Sezione Apostolato Biblico dell’Ufficio catechistico diocesano, analizzando delicatamente la Dei Verbum ha evidenziato la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa, sottolineando come la Chiesa sia tale perché innestata in un duplice movimento di ascolto e di annuncio che rivelano Dio stesso; nel terzo incontro abbiamo potuto approfondire insieme la Lumen Gentium e lasciarci attraversare dalla sua solennità. Don Tony Drazza, assistente unitario dell’Ac, ci ha fatto notare come una Costituzione che ha il suo incipit in “Cristo è la luce delle genti”, non può non presentare una Chiesa che, come missione deve riflettere di quella luce e testimoniarla ovunque. È stato proprio durante quell’incontro che Don Tony ha puntato un faro sulla natura e sulla missione dei laici, sottolineando come sia proprio dei laici illuminare e ordinare le cose temporali, a cui sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano secondo Cristo; nel quarto incontro Don Francesco Martignano, parroco e direttore dell’Ufficio Liturgico, aiutandoci ad entrare nel profondo della Sacrosantum Concilium ha sottolineato come sia necessario dedicare somma cura alla liturgia, affinché attraverso i gesti, la postura, la dimensione rituale, si possa manifestare tutta quella bellezza in grado di far trasparire la presenza di Cristo, il quale è protagonista della Liturgia, che è esperienza del Mistero; nel quinto incontro con Don Salvatore Casole, parroco e Vicario Foraneo della Forania “S. Gregorio Armeno” , ci siamo avvicinati in punta di piedi alla Gaudium et Spes, costituzione pastorale che volge uno sguardo attento e coinvolto, alle vicende temporali dell’umanità. Nel sesto incontro, grazie a Don Angelo Corvo, parroco e direttore dell’Ufficio per il laicato ed al nostro Presidente Diocesano Piergiorgio abbiamo effettuato un passaggio a bassa quota su Decreti e Dichiarazioni, accogliendo nello specifico il mandato che la Dichiarazione sull’Apostolato dei Laici rivolge proprio a noi. Da questa carrellata di grazia e formazione abbiamo consolidato l’idea, chiara sin dal primo momento, che alcuni eventi non possono rimanere solo una “data sul calendario”, ma che la loro portata storica, culturale, umana e di fede richiede un’attenzione in più, una consapevolezza in più. In quest’ottica di futuro e di orizzonti giovani si è innestato l’ultimo incontro, in cui ci siamo chiesti, insieme al nostro Presidente Nazionale Giuseppe Notarstefano come l’Ac potesse essere un’associazione, un’esperienza di Chiesa capace di stare nel mezzo, di gustare l’attraversamento e di dire bene del tempo in cui è calata proprio come ne dice bene il Signore. Profetiche, a questo proposito, le parole del Presidente:

“[…] Un significato di stare nel mezzo è gustare l’attraversamento, gustarsi cioè questo momento in cui noi siamo chiamati ad abitare una complessità, perché la realtà che noi abbiamo accanto è complessa, andrebbe letta da tanti punti di vista, abbiamo bisogno di tante competenze, di tante informazioni, di tanti dati per poterla decifrare, ma non lo possiamo fare da soli. Per decifrare bene questa complessità, per interpretarla, per capire poi come attraversarla dobbiamo farlo insieme, quindi ritorna ancora il tema della comunità, in particolare della piccola comunità, del piccolo gruppo, dell’associazione, dei nostri gruppi, delle nostre realtà. Stare nel mezzo allora significa recuperare il gusto di stare dentro questo attraversamento tenendosi un po’ più stretti, tenendoci un po’ più insieme.”

 

 

vicepresidente diocesana per il Settore giovani di Ac Nardò Gallipoli e moderatrice del Seminario

 

 

1 commento

  • Grazie Anna per questo articolo bello e completo! Ho avuto la gioia di poter partecipare a questo percorso pur non essendo un membro della vostra Diocesi e, nonostante avessi già partecipato ad incontri universitari, convegni, seminari, studi vari sul tema del Concilio, posso dire e confermare che è stata una grande ricchezza! Bella l’iniziativa, ottima la modalità, grandiosa l’organizzazione ed efficienza, chiarissimi i relatori e formidabile il gruppo che è riuscito a creare una sorta di clima familiare, pur essendo dietro ad uno schermo e non conoscendoci tutti! Grazie a tutti e a ciascuno!

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